Descrizione
La chiesa di Sant’Andrea di Torbole si trova su un’altura dalla quale si gode uno splendido panorama sul lago. Si possono ammirare le incombenti rocce e i ruderi di Penede. Due lunghe scalinate vi salgono dal centro storico. La sua storia si perde nel buio del tempo. La struttura attuale è l’esito di una serie di successivi ampliamenti e modifiche.
Il documento più antico che ricorda la chiesa risale al 1175: era una piccola cappella già allora dedicata al Santo pescatore, eletto patrono dagli abitanti del villaggio raggruppato ai piedi del colle che vivevano, appunto, di pesca.
All’epoca della dominazione veneziana sull’Alto Garda (1440-1509) il porto di Torbole divenne un importante approdo per grosse imbarcazioni che trasportavano merci e la vita economica del paese registrò un sensibile miglioramento, con conseguente aumento della popolazione che richiese un ampliamento della chiesa e un regolare servizio religioso.
Essa venne ampliata con la costruzione di due cappelle laterali (della Madonna e di S. Antonio) e dotata di un beneficio, cioè di una serie di beni che consentono il mantenimento di un curato stabile a disposizione della popolazione. Lacurazia dipendeva però dalla chiesa arcipretale di Nago, e gli abitanti di Torbole erano tenuti a recarvisi per le più importanti funzioni religiose.
Dopo le devastazioni provocate dal passaggio delle truppe francesi del generale Vendome nel 1703, la chiesa viene ricostruita in stile barocco, ed assume più o meno le forme e le dimensioni attuali. Nel 1741 la curazia ottiene una certa autonomia dalla arcipretale di Nago. Il fatto induce alcuni possidenti torbolani a impegnarsi nell’abbellimento del tempio, con la costruzione del battistero e della cornice marmorea che l’anno successivo accoglierà la pala col martirio di S. Andrea. Questo grande quadro, collocato dietro l’altare maggiore, è opera del pittore veronese, famoso presso tutte le corti europee, Giambettino Cignaroli (1706-1770), che lo dipinse mentre era ospite della famiglia Giuliani di Torbole. Un tempo la pala era coperta da una tendina, che la proteggeva dalla polvere e da altri agenti esterni. Chi voleva vederla si doveva rivolgere al sagrestano, che alzava la tenda “per lieve moneta”.
L’attuale campanile, con campane e orologio, è stato costruito nel 1758. Durante una visita pastorale (1839) il vescovo di Trento Giovanni Nepomuceno de Tschiderer, recentemente beatificato da papa Giovanni Paolo II, consacra finalmente la chiesa con una cerimonia solenne. Ma solo nel 1919 essa sarà elevata alla dignità di parrocchia.
E’ interessante visitare, dietro la chiesa, il monumento funebre dell’insigne letterato Vincenzo Errante, che fu, come ricorda la lapide “di Catullo e di Goethe e delle muse maggiori dell’antica Grecia della Germania dell’Inghilterra e della Francia mirabile esegeta e ricreatore per l’Italia”. Durante la sua lunga permanenza a Riva, il grande traduttore veniva spesso in questo luogo, dove sostava affascinato dal paesaggio circostante e dove volle essere sepolto.